Il primo concerto: istruzioni per l'uso
15/03/2016 alle 16:59

Salve MusicOffili, oggi parliamo di un momento cruciale per tanti che sono o saranno in procinto di affrontare quello per cui si è prima sognata e poi comprata una chitarra, e per cui ci si è chiusi per mesi o anni in una sala prove e a casa per studiare: il fatidico e tanto agognato primo concerto.
Ci sarebbero mille cose da dire al riguardo, tanti consigli forse utili o forse no, ma la prima cosa che mi viene in mente pensando a cosa scrivere sono le immagini e le sensazioni del mio primo concerto; perché, sono si passati tanti anni, ma è ancora vivido il ricordo di quel pomeriggio di agosto del 1987.
Avevo 16 anni ed erano due anni che suonavo (male) la chitarra, ero totalmente autodidatta perché a lezione ci sarei andato solo dopo qualche mese; non esisteva internet per cui si studiava sentendo i dischi e provando a tirare giù le parti, spesso senza avere la minima idea di quello che si stesse facendo e suonando. Con due amici avevamo messo su un "power" (...) trio con cui cercavamo di rifare brani dei The Police, U2, Clapton.
Il bello era che eravamo assolutamente convinti di non essere così malaccio, nonostante spesso sembravamo più un malandato gruppo di free jazz e non avevamo ancora la più pallida idea di cosa volesse dire suonare seriamente o avere un suono non dico professionale ma almeno decente.
Nonostante questo, e aggiungo giustamente, sognavamo di fare al più presto possibile il nostro primo concerto, era estate e invece di andare in spiaggia ci chiudevamo nel nostro box e provavamo pomeriggi interi fino a ricevere gli insulti dei parenti e genitori.
Avevamo pensato a tutto, avendo la fortuna di avere un nostro spazio all'aperto, un grande giardino, avremmo approntato li una sorta di palco, e poi ovviamente avremmo invitato tutti gli amici di Sperlonga, tutti i parenti, e anche gli amici di amici perché quello era il nostro primo concerto e sarebbe dovuto essere grandioso!
Ricordo che avevo una chitarra con i pup attivi, che per l'epoca in Italia era quasi una primizia assoluta, un pedale orrendo per la distorsione e qualche altro effetto, il tutto alimentato esclusivamente a pila, e un ampli nemmeno troppo brutto per un principiante. Ricordo perfettamente che nel trio il più bravo era senza dubbio il batterista e che il bassista riusciva a cantare mentre suonava e quando non si ricordava una strofa tirava dritto e inventava le parole.
Tutto sommato eravamo pronti.
Andò meglio del previsto, nel senso che non ci tirarono nulla nelle quasi due ore di concerto; quello che ricordo ancora perfettamente è l'ansia e la paura da palco che avevamo tutti, io più degli altri, tanto che raramente credo di aver alzato la testa. Inoltre, durante tutto il concerto ho tenuto stretto tra le labbra un plettro tipo coperta di Linus. Per fortuna non fu l'ultimo concerto e altre forme di ansia da palco si sarebbero riproposte dopo molti anni soprattutto quando ebbi la fortuna di suonare con il cantante dei Tower of Power e in altre occasioni duettare col chitarrista di Amy Winehouse. Ma di questo parleremo prossimamente.
Oggi cerchiamo di porre alcuni punti fondamentali: il primo è che l'ansia da palco l'avrete sempre, ed è un bene che ci sia, ma si dovrà trasformare da ansia paralizzante ad ansia positiva, cioè quell'adrenalina che vi farà mantenere alta la concentrazione e suonare al meglio. Imparare a respirare correttamente anche mentre si suona dal vivo vi aiuterà molto a tenere tutto sotto controllo, e se non ci credete sappiate che Robert Fripp, mitologico chitarrista, ha sempre sostenuto che il saper respirare bene è uno degli aspetti essenziali e basilari per poter suonare ad alti livelli.
Secondo punto, non abbiate paura di rischiare un fraseggio, un'improvvisazione o un riff che ritenete difficile, rischiate, suonate e fatelo; rischiare è l'unico modo per migliorarsi e crescere, e se qualcuno della vostra band vi dice di non farlo allora cambiate band... o cambiate chi ve lo ho detto!
Se qualcuno della band sbaglia non vi girate a guardarlo, perché se sarete voi a farlo non vorrete avere tutti gli occhi puntati addosso, e più spesso di quello che crediate il pubblico nemmeno se ne accorgerà dei vostri errori, per cui non ha senso che siate voi a segnalarglieli.
L'ultimo punto è quello più importante e rimane un principio valido dal primo concerto fino alla vostra centesima esibizione: qualsiasi cosa succeda, non vi fermate, mai e poi mai! Si stacca il cavo del chitarrista o il microfono del cantante? La canzone deve proseguire, vietato fermarsi, stessa cosa se il batterista perde una bacchetta o il bassista inciampa sul palco. Potrà succedere di tutto ma la regola è solo una, non fermarsi mai.
Ci vorrà esperienza e tempo, ma il palco è l'unica vera scuola per chi vuole suonare davvero, non bastano ore di sale prove o di studio o frequentare le migliori scuole di musica, il mestiere di musicista si impara suonando dal vivo, per cui cercate di trovare situazioni di jam session aperte e cercate di fare esperienza live e suonare il più possibile, con l'augurio che tra qualche anno quelli lì in fondo nella foto sopra possiate essere voi.
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Autore
Musicista professionista, insegnante, sicuramente uno dei chitarristi più attivi della scena romana ed endorser di marchi quali D'Addario/Planet Waves, Mezzabarba Custom Amplification e Devil Picks.