Hey Joe e la rivoluzione della chitarra elettrica

Hey Joe e la rivoluzione della chitarra elettrica

Siamo a Londra, agli Studios De Lane Lea a Soho e sotto lo sguardo vigile del produttore musicale Chas Chandler (il bassista degli Animals, quelli di "The House of Rising Sun") e le orecchie del fonico David Siddle, la band Jimi Hendrix Experience sta registrando il suo primo singolo: "Hey Joe".

In America è stato già inciso dai Byrds di David Crosby e Roger McGuinn o dai Love di Arthur Lee ma, paradossalmente, è diventato un successo nella versione dei The Leaves, misconosciuta garage band californiana.
La storia del brano è alquanto confusa: qualcuno dice sia un traditional, altri lo attribuiscono a Dino Valenti (fondatore dei Quicksilver Messenger Service).

In realtà, la canzone è stata composta da Billy Roberts nel 1962, folksinger amico di Valenti che pare abbia deciso di accreditarla a lui per aiutarlo: per l'ennesima volta, infatti, era finito in prigione per problemi di droga e non aveva il becco di un quattrino.
È anche vero che il pezzo, sia nella progressione degli accordi che nel testo (una classica storia di amore e morte) ricorda le ballad tradizionali del repertorio nordamericano bianco.

Jimi Hendrix ne fa una cover originale, imprevedibile e psichedelica. Pur non mostrando in modo esplicito il suo funambolismo tecnico sulla chitarra elettrica, Hendrix imprime la sua griffe assolutamente inconfondibile e mostra al mondo anche uno straordinario talento vocale.
Pubblicata come 45 giri, "Hey Joe" diventa immediatamente un classico. Sul lato B, una composizione originale di Jimi: "Stone Free".


Commenta